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16/02/2013 05:58:53

Salemi. Emergenza idrica infinita: cittadini costretti alle autobotti. Ferito un tecnico per lÂ’esplosione di una centralina

Settanta i punti individuati, bisognosi d’interventi urgenti. Se il prezioso liquido si disperdeva in mille rivoli, beffardamente arrivava nelle case ogni 7/10 giorni. Da qualche mese l’acqua non si è vista più scorrere lungo le strade urbane ed extraurbane. Sembrava un buon segno. Ma l’acqua non vede spuntare nemmeno dai rubinetti delle case, sia pure una volta a settimana. Troppa grazia Sant’Antonio verrebbe da dire. Tre, a quanto pare, le concause. La rottura delle pompe di sollevamento dei pozzi delle contrade Filci e Ulmi e la riduzione in simultanea della portata proveniente dall’acquedotto Montescuro ovest. Due parole su questo famigerato acquedotto. Esso serve l'intera Valle del Belice e dipende in gran parte dall'invaso Garcia. Pur essendo dotato di un sistema computerizzato di supervisione e di un moderno potabilizzatore, di proprietà dell'Eas, ma gestito da una società privata, si è sempre distinto per una sempre carente distribuzione dell'acqua. E, come se non bastasse, anche questo acquedotto rientra a pieno titolo nella categoria dei colabrodo (in alcuni tratti si registrano perdite fino all'80%). Esperti hanno relazionato che bisognerebbe sostituire interi chilometri di condotta. Come si sa, l’Eas è in stato messa in liquidazione. Un Ente che , con tutti i difetti di questo mondo, ha svolto per 55 anni il proprio impegno realizzando sia la ricerca delle fonti idriche, sia la rete distributiva, curando la distribuzione ad oltre l’80 per cento delle utenze siciliane irrigue, industriali e civili. Si è preferito distruggere un patrimonio di professionalità e di competenze per dare spazio alla Sicilacque spa, una società privata dove la Regione siciliana ha una partecipazione di minoranza. Sicilacque avrebbe dovuto incamerare tutte le infrastrutture idriche pubbliche realizzate in oltre cinquant’anni con i soldi dei siciliani. Per poi rivendere la stessa acqua, che è già dei siciliani, agli stessi siciliani. Utilizzando le infrastrutture idriche pubbliche della Sicilia. Una follia, insomma! Il cambio di nome non è servito a nulla. Anzi. E se succede, come ora a Salemi, che due pozzi vanno in tilt, gli operatori dipendenti della società idrica, non essendo nelle condizioni di operare alcunché, trovano più facile rivolgersi all’Ente comune per effettuare gli interventi. Che spesso, per non dire sempre, vengono fatti in “via sostitutiva” dal Comune. Nel senso che il costo delle opere viene anticipato dal bilancio comunale prelevandolo dal capitolo lavori pubblici, in attesa che l’Eas o Sicilacque restituisca la somma. Campa cavallo, è il caso di dire. Già. Perché entrambe non solo non dispongono di un centesimo per intervenire ma si sottraggono pure al confronto. Ma dopo un lungo giro di telefonati, ci dice con toni esasperati il prefetto Leopoldo Falco, il contatto con l’ingegnere D’Asaro finalmente è avvenuto. Sprovvisti di auto o di carburante, non è stato chiarito, quelli dell’Eas avevano chiesto di essere addirittura prelevati a Palermo da un mezzo del Comune. Finalmente nella giornata di giovedì un team di tecnici ha fatto capolino in città. Dopo un sopralluogo ai pozzi, tutto faceva sperare in una rapida soluzione. E invece uno scoppio improvviso ha interrotto i lavori in corso al pozzo di Ulmi. Purtroppo un operaio è rimasto ferito, riportando ustioni ad una mano e al volto. E’stato tempestivamente trasportato all’Ospedale di Castelvetrano prima e di Palermo dopo. Per fortuna nulla di grave. Ma il danno al quadro elettrico è di notevole entità. Dove verranno reperiti i soldi necessari. Per il pozzo di Filci il Comune ha anticipato 1,800 euro. Facendo i dovuti scongiuri, dovrebbe riversare l’acqua in rete a partire da venerdì. Intanto il disagio dei cittadini, anche di natura economica continua. Per un’autobotte di 6.000 litri ci vogliono 45 euro. Sei centesimi e 42 per un litro. Dopo gli aumenti a valanga delle bollette dell’Enel, del gas, dei carburanti, della Tia, dell’Imu, questa sovratassa su un bene primario come l’acqua, rischia davvero di dare il colpo di grazia alle classi più deboli della società.
Franco Lo Re